Enrico Berlinguer |
Il 13 marzo del 1972 Enrico Berlinguer apre al Palalido di Milano, dinanzi ad un migliaio di delegati, il tredicesimo congresso del Pci. Un luogo, un congresso, un uomo destinati ad aprire una nuova epoca. Sarà lui, eletto nuovo segretario, nonostante resistenze ed ostacoli, a portare il Pci in direzione di un rinnovamento attraverso il “compromesso storico” e l’allontanamento progressivo dall’Unione Sovietica. Sarà lui a teorizzare “l’Eurocomunismo” teso a riformare il comunismo legandolo stabilmente alla parola “democrazia” e sciogliendolo dal granitico monolitismo sovietico. Sarà lui, in ambito Italiano, a cercare la collaborazione con l’altra grande forza popolare del Paese, la Democrazia Cristiana, al fine di arginare le drammatiche tensioni che l’Italia viveva in quegli anni bui, strategia della tensione, attentanti, scia infinita di sangue, e con l’obiettivo di avvicinare il partito al governo del Paese.
Questa strada, già intrapresa da Togliatti, partiva anche da presupposti internazionali come lo stesso Berlinguer spiega in un articolo dell’anno successivo, in cui propone la sua analisi della società moderna agganciandosi al colpo di Stato in Cile, esaustivo di quali disastri possa provocare una democrazia traballante «la gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande compromesso storico tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano». Anche l’Italia è una democrazia fragile secondo Berlinguer. Una democrazia bisognosa di un'alternativa costruita dai due grandi partiti di massa.
Se è vero che nelle teorizzazioni della politica nazionale Berlinguer portò il partito ad altissimi livelli di consenso e ci porta alla mente termini come la questione morale e l’austerità per lo sviluppo, fu nella politica estera che la propria linea si incanalò verso una vera frattura con il passato. Il tentativo di portare il comunismo verso una Socialdemocrazia criticando quei caratteri burocratici e dittatoriali dell’Unione Sovietica che avevano fatto smarrire la stessa ragione d’essere del comunismo e teorizzando la fine della “spinta propulsiva” della Rivoluzione D’Ottobre. Una vocazione autenticamente democratica indirizzata ad una collocazione maggiormente atlantica ed Europea.
Questa frattura così clamorosa era possibile solo se diretta da un uomo che, seppur schivo e silenzioso, era intriso di grandi doti morali, di spiccata personalità e intenso carisma. Ecco perché quello del Marzo 1972 fu dunque un congresso fuori dall’ordinario. Fuori dall’ordinario per il cambio generazionale all' interno del partito comunista e per il difficile momento vissuto dal Paese e dal mondo tutto.. Possiamo affermare che quel giorno al Palalido cominciò una nuova epoca. Per il PCI e per l’italia. Un’ epoca che ha attraversato i tumultuosi anni settanta con i cambiamenti sociali e politici che li hanno contraddistinti. Un epoca terminata prematuramente con la morte di Berlinguer in quel drammatico comizio di Padova del 1984.
Luca Fontana