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martedì 10 giugno 2014

Rapimento e morte di Giacomo Matteotti (10 Giugno 1924)

“ Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”
Questa fu la frase che Giacomo Matteotti rivolse ai suoi compagni di partito subito dopo aver terminato il celebre discorso alla Camera dei Deputati in cui contestò il risultato delle recenti elezioni e accusò il parto fascista di violenze, abusi e illegalità per assicurarsene la vittoria.
Matteotti sapeva che non gliela avrebbero fatta passare liscia, sapeva che quelle parole, in cui lui credeva fortemente, gli avrebbero portato problemi, probabilmente addirittura la morte.
Fu così.
Passarono pochi giorni, il 10 Giugno 1924, verso le 16 del pomeriggio, il deputato socialista si stava recando a Montecitorio percorrendo il lungoTevere quando quattro uomini appartenenti alla polizia politica lo aggredirono e lo caricarono su una macchina, una Lancia Kappa, portandolo a tutta velocità verso la periferia della Capitale.
Matteotti cercò di combattere, di reagire. All’interno del veicolo si dimenò e riuscì a gettare dal finestrino il suo tesserino da parlamentare che verrà ritrovato presso Ponte Risorgimento.
I rapitori faticavano a tenere a bada il deputato e così lo accoltellarono a morte e, dopo un lungo giro attraverso le campagne romane lo seppellirono in un bosco a più di 20 km dalla città.
Il cadavere fu ritrovato parecchio tempo dopo, il 16 agosto, sottoposto a riconoscimento dei famigliari e su ordine di Mussolini (per non dare troppo nell’occhio) i funerali si tennero a Fratta di Polesine, paese natale di Matteotti, dove successivamente verrà sepolto nella tomba di famiglia.
Fin dal girono dopo della scomparsa in Italia ci fu un momento politico molto burrascoso, l’opposizione accuserà Mussolini di essere il mandante dell’omicidio e si arriverà alla Secessione dell’Aventino, di cui però parlerò in un post futuro.
Quel 10 Giugno 1924 l’Italia perse un Politico con la P maiuscola. Pronto a morire per le proprie idee e per il suo paese come testimonia questa frase: “Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai” (Giacomo Matteotti)
Marco Fontana

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