Manifesto della razza, fu pubblicato, con il titolo “Il fascismo e i problemi della razza” il 15 luglio 1938 su Il Giornale d’Italia e fu ripreso nel numero del 5 agosto 1938 della rivista La difesa della razza, diretta da T. Interlandi e voluta da Mussolini in persona.
L'atto di nascita ufficiale della scienza razzista in Italia e' probabilmente questo Manifesto.
Il trattato è un breve testo che consta di 10 punti.
Nel tentativo forse, di voler tastare la risposta della società all’atto della pubblicazione risultava orfano di firma, ma dopo pochi giorni fu riconosciuto e sottoscritto da sei professori universitari affermati e quattro loro giovani allievi.
Pare in realtà essere stato redatto da Guido Landra un giovane assistente dell'Istituto di Antropologia dell'Universita' di Roma.
Tra i sostenitori del manifesto abbiamo pure due scienziati medici Nicola Pende e Sabato Visco,che convinti che le teorie razziste biologiche fossero inapplicabili alla realta' demografica italiana, cercarono di costruire una teoria definita poi “nazional-razzismo” nella quale il concetto di razza equivaleva essenzialmente a quello di stirpe. Gli italiani risultavano un gruppo relativamente omogeneo perché aventi una discendenza comune e una stessa cultura.
In altre parole col nazional-razzismo veniva negata la teoria per cui secondo Mussolini e i suoi seguaci,gli italiani avessero affinita' razziale con i tedeschi mentre differivano biologicamente dai francesi e dagli inglesi; ma proprio per questo non fu particolarmente gradita alla politica del regime.
In pratica il razzismo fascista aveva tre punti focali:
1) Le razze umane esistono.
8) E' necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra.
9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
Nelle colonie le leggi razziali miravano ad impedire i matrimoni misti e la nazionalizzazione delle etnie residenti nei territori conquistati, che dovevano rimanere asservite e non diventare membri della comunita' nazionale. In terzo luogo il razzismo doveva rafforzare la "razza" italica sia nello spirito, infondendo in essa una consapevolezza che in precedenza non possedeva, che nel corpo mediante le varie istituzioni all'uopo preposte.
Curioso è che poco prima nel 1932, intervistato da Emil Ludwig, Mussolini aveva dichiarato:
"Naturalmente non esiste piu' una razza pura, nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici mescolanze deriva spesso forza e bellezza di una nazione. Razza: questo e' un sentimento, non una realta' ..." ma la Storia si sa riserva sempre sorprese.
Mimma Sternativo
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