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sabato 19 luglio 2014

La strage di via D'Amelio (19 Luglio 1992)

Il 19 Luglio 1992 alle 16.58 Palermo si avvolse di fumo, cenere, urla, terrore e sangue.
Sono passati solo 57 giorni dalla morte di Giovanni Falcone allo svincolo di Capaci, la Mafia torna a colpire. Sempre a Palermo, sempre un magistrato.
Stavolta è il turno di Paolo Borsellino.
Un esplosione, causata da 100 kg nascosti in una Fiat 126 rubata e parcheggiata in via D’Amelio, porterà via la vita a Borsellino e cinque agenti della scorta.
Il Magistrato quella domenica, come tutte le altre se il lavoro glielo permetteva, stava andando a trovare la madre.
Dopo la morte del grande amico Falcone, Borsellino sapeva di essere “il prossimo”. Lo confidava ai famigliari e alle persone più care. Era conscio del fatto che ogni giorno quando usciva per andare al lavoro, poteva essere l’ultimo, ma viveva questa paura con grande coraggio. Non si tirò mai indietro, non penso mai di mollare, dopo la strage di Capaci, anzi, intensificò ancora di più i suoi sforzi perché inchiodare i responsabili della morte di un grande amico poteva anche valere la propria vita.
La sua morte, con quella di Falcone, cambiarono drasticamente la storia italiana. Di fatto, queste stragi unite a tangentopoli, portarono alla fine della cosiddetta Prima Repubblica.
Noi dobbiamo ringraziare Paolo Borsellino, deve essere un esempio per le generazioni future. Un uomo che ha dato la vita per il proprio paese e per ciò in cui credeva. Lui, come Falcone, è uno dei pochi veri eroi che la nostra storia conosce.
“Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio, la condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.
La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in... in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.
E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro.” (Paolo Borsellino pochi giorni prima della strage di via D’Amelio)
Marco Fontana

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