Patrick, un economista di un’azienda del Michigan, quel giorno si trovava a New York per la conferenza annuale della National Association for Businness Economics, con sede proprio nell’hotel al centro delle Twin Towers.
Si salvò solo perché, ancora appesantito dalla cena della sera precedente, saltò la colazione ed andò, in anticipo sulla propria tabella di marcia, ad allenarsi nella palestra all’ultimo piano. Tornò in stanza circa quindici minuti prima che l’aereo si abbatté sul grattacielo.
Patrick era in doccia e sentì tremare tutto. Affacciandosi alla finestra vide le facce sgomente dei passanti, i primi cadaveri a terra schiacciati da macerie. Non capì immediatamente cosa era successo. Come avrebbe potuto?
Gli altoparlanti consigliavano di stare nelle proprie stanze, ma Patrick era perplesso. Dare ascolto a loro o a chi nei corridoi gridava di fuggire? Si vestì in fretta e, ancora con una scarpa sola, si precipitò giù dalle scale. Il suo inconscio gli stava dicendo che quella stanza sarebbe diventata una trappola di morte.
Scendendo vide scene di panico. Persone in iperventilazione che non riuscivano a muoversi verso nessuna direzione, i pompieri eroici che invitavano la gente a scappare verso l’uscita sud correndo però verso il pericolo.
Mentre correva fuori dall’edificio, preoccupato di non essere schiacciato da una maceria o ancor peggio da una delle tante persone che, in preda alla disperazione, si gettavano dalle finestre, Patrick rivolse lo sguardo verso l’alto. Voleva capire. Proprio in quel momento vide il secondo aereo schiantarsi.
A quel punto a costo di farsi scoppiare i polmoni Patrick, corse più veloce che poteva, per mettere il maggior numero di metri tra lui e l’inferno. Le Torri crollarono e lui evitò l’immensa nube di polvere rifugiandosi in una scuola.
Era salvo. Terrorizzato, incredulo, ma salvo. Non si scorderà mai quei minuti. Lui si salvò, migliaia di altre persone no.
Patrick, con un suo collaboratore anch’egli superstite, fondò la Michigan Remembers 9/11. Per non dimenticare quell’11 Settembre 2001.
Marco Fontana
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