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domenica 6 aprile 2014

Il Genocidio del Ruanda (6 Aprile 1994)

Scena di un massacro in Ruanda
Il 6 Aprile 1994 un missile terra-aria abbattè l'aereo con a bordo Juvénal Habyarimana, Presidente (di un governo di stampo dittatoriale) del Ruanda dal 1973.
Ancora oggi non è chiaro chi fece partire quel missile, ma purtroppo sappiamo che l’attentatore non si è macchiato la coscienza solo del sangue di Habyarimana, ma di circa un milione di persone appartenenti al popolo ruandese, quasi tutte di etnia (o classe sociale) Tutsi.
Ebbe così inizio il Genocidio del Ruanda, che segnò 100 giorni di massacri barbarie diventando il periodo più sanguinoso del XX secolo.
La divisone del popolo ruandese in Tutsi e Hutu (esistevano anche i Twa, ma poco numerosi) si deve al colonialismo belga. Una divisone prettamente sociale (Tutsi più ricchi degli Hutu), ma purtroppo che assunse anche un carattere razziale (si parla di differenze nella statura e nei lineamenti del volto) che portò i Tutsi al potere e gli Hutu a vivere nella povertà e costretti a subire.
Una storia, quella tra le due fazioni, segnata da violenze. Nel 1959 gli Hutu, molto più numerosi, estromisero dal potere i Tutsi con la forza.
L’uccisone del Presidente Habyarimana, ovviamente di origine Hutu, fu la miccia che diede al governo ruandese la possibilità di iniziare una sorta di “soluzione finale” del popolo Tutsi, dando a questi ultimi la colpa dell’attentato. Nel giro di poche ore iniziarono i massacri.
Le Milizie governative Hutu, con armi pesanti acquistate in seguito ad accordi politici e all’occorrenza con macheti, rastrellarono di casa in casa i Tutsi, buttando i corpi in agghiaccianti fosse comuni.
Il Genocidio del Ruanda terminò nel luglio del 1994, quando il RPF (Fronte Patriottico Ruandese) sconfisse le milizie governative. Finì il genocidio, ma iniziò il calvario del popolo Hutu, circa un milione di profughi cercherà asilo nei vicini Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda.
Come mai l’Occidente che è sempre tanto solerte ad intervenire per la libertà e la pace nel Mondo, non mosse un dito per bloccare questo orribile massacro? La risposta è talmente ovvia che quasi non sarebbe da scrivere: mancanza di interessi. La Francia aveva pochi anni prima armato ed addestrato la milizia governativa ruandese e ovviamente non si preoccupò di fermare lo scempio, ma si limitò a trarre in salvo i suoi concittadini (come fecero anche quasi tutte le altre nazioni occidentali).
L’Occidente ammise il genocidio ruandese solo dopo che terminò. I nostri organi di informazione ne parlarono pochissimo, forse perché poco interessante o di poco “audience”.
“…essi stanno portando il paese verso l’abisso. Tutti dovranno rispondere dei loro crimini davanti alla storia e, anzitutto, davanti a Dio. Basta col sangue!” (Giovanni Paolo II, Regina Coeli, 15 Maggio 1994)
Marco Fontana

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