La sera del 14 Aprile 1865 il 16° Presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln decise di prendersi una sera di libertà e di svago insieme alla moglie Mary Todd. Senza guardia del corpo si recarono al Ford's Theatre a Washington per assistere allo spettacolo "Our American cousin", una commedia musicale dello scrittore britannico Tom Taylor.
La fine della guerra di Secessione non aveva però terminato la sua scia d'odio.
Durante il terzo atto della rappresentazione Wilkes Booth, attore semisconosciuto di teatro, filosudista, entrò nel palco presidenziale, puntò la sua pistola e sparò al Presidente.
Sparando urlò a Lincoln: "Sic semper tyrannis" (Così sia sempre per i tirranni, frase motto dello Stato della Virginia).
Subitò dopo aver colpito Lincoln saltò giù dal palco (rompendosi una gamba) e corse, trascinandosi, fuori dal teatro. Riuscì a fuggire per alcune ore, ma venne ritrovato in un granaio e ucciso.
Il Presidente Lincoln non morì sul colpo, ma cadde in coma e non si svegliò più. Spirerà il giorno successivo.
Non si seppe mai con certezza se Booth agì da solo o se faceva parte di un complotto.
Quello che è certo che oltre a lui venne arrestate e giustiziate altre persone per cospirazione nel periodo successivo, ma la certezza della loro colpevolezza resta ancora oggi avvolta nei dubbi.
Lincoln, che molti consideravano il salvatore degli Stati Uniti, figura fondamentale per l'abolizione della schiavitù e per la fine della guerra, fu sepolto in Illinois, dopo un lunghissimo corteo funebre che attraversò diversi stati.
"Non sono gli anni della tua vita che contano, ma la vita nei tuoi anni" (Abraham Lincoln)
Marco Fontana
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