Il 22 maggio del 1978, in seguito a referendum popolare, entra in vigore la "legge 194", conosciuta come legge dell'aborto. Con questa legge si garantisce alle donne la possibilità di interrompere, in maniera volontaria e consapevole, la gravidanza entro i primi novanta giorni; garantisce inoltre che, in presenza di gravi malformazioni o patologie del feto che comportino pericolo per la salute psichica e fisica della donna, o in caso di pericolo imminente per la vita della madre, l'interruzione oltre i novanta giorni sia possibile. Tale referendum è stato fortemente voluto dal partito radicale, in un epoca in cui le donne si procuravano gli aborti in scantinati, da sole, senza le cure di un medico, ponendo in pericolo la loro vita. È da sempre una legge molto controversa, che pone di fronte a dubbi morali e di coscienza. Io sono donna, sono medico e credo in Dio. Ma credo anche che questa sia in assoluto una legge da tutelare. Rabbrividisco all'idea che possa venire abrogata, come qualcuno, sembra, vorrebbe. Da sempre, dalla notte dei tempi, le donne abortiscono; abrogando questa legge si tornerebbe semplicemente alla clandestinità. A volte mi chiedo se chi urla che la legge 194 sia da abrogare si sia mai fermato a pensare un attimo. Quanti di voi conoscono l'emozione che si prova a vedere quel test che diventa positivo? A sapere che dentro di te sta crescendo una vita? Quanti di voi sono stati sdraiati davanti a uno specchio a fissarsi la pancia, immaginando che cresca, sognando come sarebbe il viso di quel bimbo nato da un atto d'amore? Solo chi l'ha provato sa di che cosa io stia parlando. E la sofferenza che scaturisce quando, per natura, questo bimbo non vedrà mai la luce, quando ti dicono che è semplicemente morto e che non nascerà mai? Se già questo può diventare un dolore grande, un peso difficile da portare, non voglio nemmeno immaginare il tormento di una donna che decide di porre fine alla vita di suo figlio, un figlio procreato magari da un atto di violenza, oppure che non puoi tenere perchè non sai come sfamarlo, oppure perchè sei troppo giovane e stupida, o perchè sei sola. Ammiro chi in queste situazioni decide di tenerlo, affronta la rabbia, la vergogna, il giudizio sociale; ma capisco chi non ce la fa. E non crediate che sia facile, che si dimentichi. Ho conosciuto una persona straordinaria, che nel 1960 ha abortito in modo illegale. Aveva due figli, un marito operaio e non aveva i soldi per crescere un terzo figlio. Dopo 43 anni, sul punto di morire, ha chiesto ancora una volta perdono a Dio e a quel bimbo mai nato. L'aborto è una scelta dura e sofferta; ma come donna e medico ringrazio chi ha combattuto per questa legge. E come credente so che Dio capisce, perdona e non giudica, a differenza degli uomini. A chi dice che oggi c'è troppa informazione e che non può capitare, rispondo che si sa anche che il fumo uccide, eppure la gente fuma, perchè in fondo pensiamo che queste cose a noi non possano capitare, scordandoci che gli altri, in fondo, siamo noi. E a chi mi chiede se io mai ho abortito o abortirei rispondo che no, non ho mai abortito e penso che non lo potrei mai fare, perchè non so se saprei vivere con questo peso. E a quanti pensano di essere nel giusto vorrei solo ricordare una frase di François Marie Arouet Voltaire "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee." È questa libertà che distingue un paese libero e democratico da una dittatura, rossa, nera, cristiana, islamica o con quale etichetta più vi aggrada...in fondo quando questa frase non viene continuamente ricordata e messa in atto siamo di fatto in una dittatura. E io voglio vivere in un paese civile e libero!
Caterina Valcarenghi