Ero un bambino e quel sabato pomeriggio ero appena rientrato a casa dopo una passeggiata in corso Buenos Aires con mamma e papà.
Era il 23 Maggio 1992. Appena accesa la tv., erano le 18, l’inconfondibile sigla del Tg1 con la scritta “Edizione straordinaria”, titolo che purtroppo la maggior parte delle volte annuncia brutte notizie.
Anche quella volta fu così.
Sull’autostrada A29, presso lo svincolo di Capaci, a pochi km da Palermo, qualcuno aveva ricreato l’inferno.
400 kg di tritolo per essere sicuri di uccidere di una persona e per essere altrettanto sicuri di mandare un messaggio inequivocabile al mondo: “La Mafia non si tocca”.
L’obiettivo dell’attentato era, come noto, Giovanni Falcone, integerrimo magistrato che con la moglie Francesca Morvillo e la scorta tornavano, come ogni weekend, da Roma.
Oltre al giudice e alla moglie persero la vita anche tre uomini della scorta.
Io ero piccolo, troppo piccolo per conoscere e capire bene l’entità di quello che era accaduto. Nonostante questo, pochi giorni dopo la strage, mi sono rimaste impresse nella mente le parole della moglie di uno degli agenti di scorta uccisi, vedova Schifani, pronunciate durante il funerale. Parole strazianti, di una donna distrutta e piangente che punta il dito contro lo Stato, contro l’Italia, contro la Sicilia, non seguendo il discorso preparato: “Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, Vito mio, battezzata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato…lo Stato…chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro, ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, però, se avete il coraggio…di cambiare…loro non cambiano…di cambiare, di cambiare, loro non vogliono cambiare loro. Loro non cambiano, loro non cambiano…Di cambiare radicalmente i vostri progetti, progetti mortali che avete.Tornate a essere cristiani. Per questo preghiamo nel nome del Signore che ha detto sulla croce: “Padre perdona loro perché loro non lo sanno quello che fanno”. Pertanto vi chiediamo per la nostra città di Palermo che avete reso questa città sangue, città di sangue. Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l’amore per tutti. Non c’è amore, non ce n’è amore, non c’è amore per niente.”
La Mafia aveva vinto l’ennesima battaglia, due mesi dopo ne vincerà un’altra. Altro esplosivo, altro inferno. L’amico fraterno di Falcone, Paolo Borsellino, morirà in un altro attentato.
Giovanni Falcone ha dedicato la sua vita alla lotta contro Cosa Nostra, sono passati 22 anni da quel sabato pomeriggio, ma ogni 23 maggio fermiamoci un attimo a pensare, a ricordare, che in questo mondo si può essere persone Giuste.
“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.” (Giovanni Falcone)
Marco Fontana
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