Il 17 Giugno 1982 il banchiere Roberto Calvi morì, in circostanze ancora oggi non del tutto chiarite, a Londra, per la precisione sotto il Blackfriars Bridge (Ponte dei Frati Neri), sul Tamigi.
Lo trovarono penzolante con una corda intorno al collo, dei mattoni nelle tasche, 15000 dollari addosso e un passaporto con le generalità modificate in “Gian Roberto Calvini”.
Calvi si impiccò o venne impiccato?
Per provare, senza riuscirci, a chiarire la storia, bisogna tornare indietro di alcuni anni, al 1975.
Il giovane Calvi, grazie alle amicizie e al potere della famiglia scalò in pochi anni i vertici del Banco Ambrosiano e nel 1975 ne divenne presidente. Carica che sfruttò per lanciare prepotentemente il banco Ambrosiano nella grande finanza internazionale, grazie a speculazioni finanziarie, intrecci e amicizie con politica, criminalità organizzata e loggia massonica P2, nella quale entrerà a fare parte poco tempo dopo, conoscendo Licio Gelli (capo, o meglio Maestro Venerabile della P2) grazie ai rapporti con Michele Sindona (banchiere, faccendiere, ma soprattutto criminale, associato alla mafia e successivamente condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio Ambrosoli).
Amicizie poco raccomandabili insomma per il povero banchiere.
Creò una rete di società fantasma in paradisi fiscali intrecciate con la banca vaticana, lo IOR, e comprò diverse banche all’estero e su richiesta del Vaticano finanziò paesi per contrastare l’espandersi di ideologie filo-marxiste, grazie a questo assunse il soprannome di “Banchiere di Dio”.
Nella sua carriera lavorativa di nemici se ne è creati molti, ma non ci fece caso finchè tutto procedeva a gonfie vele.
Nel 1977 il castello di carte di calvi iniziò a crollare. Il Banco Ambrosiano iniziò una crisi senza fine, che Calvi provò a tamponare con tangenti ai politici, richieste di aiutò alla criminalità italiana (mafia e banda della Magliana) o allo IOR, che però gli negò una mano dati i crimini che stavano venendo a galla.
Il 9 Giugno Calvi, disperato, iniziò una fuga all’estero, capendo che le possibilità di salvarsi dalla galera erano ormai ridotte a nulla.
La fuga durerà poco. Il 17 Giugno morirà impiccato sotto un ponte.
Suicidio o messinscena? Le tracce sulla scena del crimine fanno pensare all’omicidio, ma mandati ed esecutori non sono mai stati condannati.
Marco Fontana
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