"...Fu in quel dolore che a me venne l'amore, una voce piena d'armonia dice: vivi ancora, io sono la vita, le lacrime tue io le raccolgo. Sto sul tuo cammino e ti sorreggo. Sorridi e spera io sono l'amore..." (Philadelphia). È il 1993 e nei cinema esce uno dei film più belli ed emozionanti che, almeno per me, Hollywood abbia mai prodotto: Philadelphia. Tutti lo abbiamo visto, questo film, che racconta la storia di un avvocato gay, malato di AIDS, discriminato per la sua malattia (per questa infatti è stato licenziato); racconta la storia del processo, del suo chiedere giustizia, del suo voler essere considerato normale. E racconta la storia della paura della società, dei pregiudizi e dei giudizi di in mondo che spesso giudica perchè non sa, perchè ha paura. La parte più vera ed emozionante è quando lui ascolta Maria Callas cantare l'aria "La mamma morta" perchè dopo la distruzione arriva l'amore, arriva la vita, quella vita che alla fine sarà strappata al protagonista dall'AIDS. È il 5 giugno 1981 e 5 omosessuali si ammalano di polmonite da P.Carinii. È il 1981 e il CDC riconosce che esiste una nuova e tremenda malattia che colpisce il sistema immunitario e porta le persone a morire di infezioni e tumori opportunistici, cioè in grado di manifestarsi solo se il sistema immunitario è difettoso. È il 1981 e si capisce che questa malattia ha a che fare in qualche modo con il sesso, ma si pensa solo con il sesso "strano" per qualcuno "perverso", il sesso anale, perchè si sa le brave donne queste cose non le fanno, e forse nemmeno le puttane. È il 1981 e questa malattia è conosciuta come "la malattia dei gay", "delle 4 H (homosexual, heroin, hemophiliacs, Haitians)"; questa malattia spaventava e ghettizzava, perché all'inizio colpiva la comunità gay e gli eroinomani (come tutti noi sappiamo si trasmette attraverso il sangue e, gli eroinomani, con lo scambio di siringhe, si trasmettono la malattia), e quindi, in fondo, forse era colpa tua perchè "Voglio dirti una cosa, Andrew. Quando ti educano come hanno educato me e la maggior parte della gente in questo paese ti assicuro che nessuno ti viene a parlare di omosessualità oppure, come dite voi, stile di vita alternativo. Da bambino ti insegnano che i finocchi sono strani, i finocchi sono buffi, i finocchi si vestono come la madre, che hanno paura di battersi, che sono... sono un pericolo per i bambini, e che vogliono solamente entrarti nei pantaloni. Questo riassume più o meno il pensiero generale, se vuoi proprio sapere la verità." (Philadelphia)
L'agente eziologico della malattia sarà scoperto 2 anni dopo. Ovviamente stiamo parlando dell'HIV/AIDS. Sono passati 33 anni da quel 5 giugno 1981; oggi sappiamo che l'HIV colpisce in maniera indiscriminata uomini, donne, bambini, gay, eterosessuali, transessuali, lesbiche, bisessuali, bianchi, neri, gialli, europei, americani, asiatici, di destra, sinistra, centro, ricchi, poveri; insomma l'AIDS colpisce tutti. Nessuno è esente, nessuno al sicuro. E quello che più spaventa è che si trasmette con il sesso…eh già il sesso. La cosa più bella ed intima, l'esperienza più travolgente che una persona possa provare, quel piacere di sentire un corpo che vibra sul tuo e il respiro che diventa, all'unisono, più affannoso…si è proprio così che la malattia, infingarda, può colpirti. È dagli anni 80 che noi giovani abbiamo dovuto imparare a fare l'amore con il preservativo, perchè in fondo forse non vale la pena rischiare la vita per un orgasmo.
Una malattia mortale, come la lebbra anni prima, che non aveva cura e che portava a morte. Da qui il desiderio di ghettizzare, di escludere i malati. Oggi le nuove terapie riescono, nella maggior parte dei casi, a cronicizzare la malattia. Ma ancora oggi l'HIV divide il mondo: il mondo ricco che può permettersi i farmaci antiretrovirali, e i paesi poveri, dove la malattia è endemica, e dove i farmaci costano troppo.
Fin dal "riconoscimento" ottenuto dalla comunità scientifica (si pensa che casi umani isolati fossero presenti già dagli anni 60 in alcuni cacciatori che lo avevano preso dalle scimmie) l'AIDS spaventa e divide il mondo. E anche se noi oggi viviamo in un paese in cui i farmaci spesso cronicizzano la malattia, l'AIDS fa paura. Forse più per quella stigmate sociale che da sempre l'accompagna. E non pensiamo che sia morta solo perchè non se ne parla più…l'AIDS esiste! E ancora oggi colpisce proprio lì dove ci sentiamo più sicuri, meno vulnerabili, più felici: tra le lenzuola mentre giochiamo con noi stessi stretti dalle braccia di qualcuno che dovrebbe amarci...e invece ci uccide.
Caterina Valcarenghi
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