Quando Marco, ops pardon, il Sig. Fontana, caporedattore autoeletto, mi ha inviato i temi da trattare questo mese, devo ammetterlo, ho avuto un attimo di sconforto. Ho quindi cercato di evitarli, ma, non vigendo una democrazia all’interno della nostra redazione, alla fine ho accettato, mio malgrado, di scrivere questo articolo sul giuramento della Pallacorda. Mi trovavo nel cortile dell’ospedale Niguarda quando ho ricevuto la mail che mi confermava l’argomento; con fare aggraziato e voce vellutata, parlavo con una mia amica dicendo che a malapena riuscivo a collocare tale avvenimento sulla linea temporale. Qualche kilometro più in là (chiunque mi conosca sa esattamente il tono di voce appena udibile che uso normalmente), un signore si avvicina (scoprirò qualche ora più tardi, durante la sua visita, che giocava in casa essendo un insegnante di storia) e inizia a parlarmi, dicendo che non capivo granché di storia (spero non abbia detto la stessa cosa sulla medicina dopo la visita!), perché parlare del giuramento della Pallacorda voleva dire parlare della libertà e della nostra civiltà. Questa cosa mi ha incuriosito e, partendo da una frase che mi ha detto lui (“quando studi la storia prova a metterti nei panni di chi l’ha vissuta”) ho provato a capire cosa ci fosse di bello..e questo è quello che ho capito..
Immagina un poco: siamo nell’anno 1780, tu, francese, che abiti a Parigi, sei cresciuta con l’idea che il re, in fondo, ha sempre ragione. Sei abituata all’idea che i nobili e il clero vivano senza pagare le tasse sulla pelle dei cittadini (scusate la vena polemica, ma che cosa è cambiato dopo oltre 200 anni??), sei abituata all’idea che non esiste meritocrazia, sei abituata a fare la fame e sai che nulla può cambiare perché il mondo è andato e sempre andrà così. Vivi in mezzo alla sporcizia, ai topi, le norme igieniche non sai nemmeno cosa sono; la giustizia è amministrata da quelle stesse persone che vivono sulle tue spalle e a cambiare non ci pensano proprio (Quis custodiet ipsos custodes?) e chi ti dovrebbe parlare di Dio e di un mondo più giusto, ti racconta (perché Dio sarà anche misericordioso, ma gli esseri umani anche con la tonaca rimangono esseri umani) che in fondo più soffri, meglio è, che la tua vita è lo specchio dei peccati che commetti e che, se non dai un soldino alla chiesa, brucerai all’inferno per sempre. Passano gli anni, le cose non migliorano, anzi: quella crisi iniziata sotto re Luigi XIV (si il re Sole di Versailles), ha raggiunto livelli mai visti. Ormai la Francia è al collasso e il re, Luigi XVI, marito di Maria Antonietta, non sa più dove sbattere la testa (alla fine i francesi gliela metteranno letteralmente in una cesta di vimini): convoca gli stati generali, una farsa in cui i rappresentanti dei tre stati (nobiltà, clero e terzo stato) devono raggiungere un accordo per risolvere la crisi. Ora tu sai che il terzo stato non la spunterà mai; infatti, nonostante rappresenti la stragrande maggioranza della popolazione, il suo voto vale 1, come quello degli altri due che rappresentano uno sputo rispetto alla popolazione generale. Ovvio è che le proposte del terzo stato vengono tutte boicottate (una fra tutti tassare TUTTE le fasce della popolazione, non solo il popolo..ovvio che gli altri due mica sono scemi. Vivono da nababbi sulle spalle dei poveracci e votano una legge che li costringe a lavorare???) e l’assemblea, dopo 6 settimane, viene sciolta con il pretesto che la sala deputata all’assemblea è da ristrutturare (guarda un poco i casi della vita, proprio in quei giorni deve essere restaurata!!!!). Solo che nel 1789 qualcuno non ci sta. Un certo Joseph-Ignace Guillotin (medico francese a cui riuscirono tre cose nella vita: - estendere la pena capitale a tutte le classi sociali – Spostare l’assemblea del terzo stato nella sala della pallacorda – inventare, o meglio rendere più efficace ed umana affilando e tagliando la lama a mezzaluna, la ghigliottina che da lui prende il nome e che proverà lui stesso sul suo collo durante il terrore) propone al terzo stato di continuare l’assemblea nella sala adibita a palestra. E’ il 20 giugno 1789 e il terzo stato giura in questa sala che non scioglierà l’assemblea fino a che non sarà scritta la costituzione francese su fondamenta solide. Per la prima volta in tutta la tua vita, tu francese, hai qualcuno che si ribella al re, al monarca assoluto e capisci che non è la fine del mondo. Capisci, per la prima volta, che il numero è forza, che se tante persone si riuniscono, beh allora qualcuno ti deve ascoltare, è costretto a sentire i tuoi pensieri. Per la prima volta il mondo forse sta per cambiare. E’ in quel giuramento e in quella sala che si pongono le basi per i tre principi della rivoluzione francese che inizierà ufficialmente il 14.07.1789 con la presa della Bastiglia.. Ma questa è un’altra data e per noi un’altra storia…che son sicura il mio caporedattore deciderà di far scrivere a qualcun altro, anche se vorrei farlo io, perché lui ancora non ha capito di non essere esattamente il Re Sole.
Caterina Valcarenghi
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